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cracker: si può faare!

post un po’ scemo, oggi. Sono sul letto a studiare, esattamente come ho fatto per tutto il liceo (nel senso che non amavo stare alla scrivania, non che ero una secchiona), a pranzo mi sono sbriciolata addosso i cracker che ho preparato ieri sera, con l’ hummus avanzato. Una pacchia. Ci tengo a sottolineare che non ho fatto finire le briciole tra le lenzuola: potrei impazzire!

Cracker, quindi: perché mai una in fase di studio dovrebbe mettersi a sfornare cento (C E N T O) pezzi sottili di pasta lievitata? Perché ha bisogno di altro, e questo altro se è croccante e al rosmarino ci piace anche di più! Al supermercato o hanno olio di palma o hanno costi proibitivi, e quindi: let’s do this! Prima di mettermi all’opera, ho cercato delle ricette su internet. Una volta ero brava, leggevo ed eseguivo, magari cambiando qualcosa; adesso leggo e mi dico “non hai gli ingredienti giusti!”, “oddio questa ha messo 25 g di lievito, è matta?”, “ma tutti con la pasta madre? uffa! io non ce l’ho” eccetera. Quindi va a finire che vado in cucina e improvviso, stando attenda alla consistenza delle cose, e spero che vengano bene. A volte non funziona affatto, altre volte mi bullo di aver creato piccoli capolavori. Tipo questi cracker: li volevo esattamente così – seeee, come no.

Comunque sono buoni, sono veloci, sono fatti con le farine che avevo in casa quindi meglio di così non potevo fare, e sono una cifra. Cinque alto ai crackerini!

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Cosa serve:

  • 200 g di semola di grano duro bio
  • 300 g di farina integrale bio
  • 1 cucchiaino di lievito secco in granuli
  • 1 cucchiaino colmo di malto di riso o orzo
  • circa 280-300 ml di acqua tiepida
  • 1 cucchiaino di sale fino (non sono eccessivamente salati: per me sono perfetti. Se cercate il gusto salato forte potete mettere qualche grano di sale in superficie – ma fa male e sono buoni così, quindi evitate, dai 🙂
  • 1 cucchiaio di aghi di rosmarino spezzetttati (o quello che avete)
  • 1 cucchiaino di foglie di lavanda spezzettate (facoltativo)
  • 30 g di semi di lino (o quelli che avete)
  • 30 ml di olio evo

Come si fa:

In un bicchiere mettete il lievito, il malto e un po’ di acqua tiepida (prelevatela dal misurino – fino a circa metà bicchiere) e mescolate per sciogliere bene tutto. Mettetelo sul calorifero per 10 minuti. In una ciotola mettere le farine, il rosmarino e i semini. Aggiungere l’acqua con il lievito e la schiuma, impastare aggiungendo l’olio e la restante acqua in cui avrete sciolto il sale. Trasferitevi su una spianatoia infarinata e impastate vigorosamente per almeno 5 minuti, in modo che l’impasto si rassodi e diventi meno appiccicoso. Aggiungete acqua se è duro, farina se appiccica ancora: alla fine dovete ottenere una palla morbida. Lasciatela sulla spianatoia infarinata, copritela con la ciotola che avete usato e andatevene. Tornate dopo un’oretta. Dividete il composto in 4 palle e appiattitele, una per volta, sulla spianatoia infarinata, con il mattarello anch’esso infarinato. Lo spessore finale si aggira intorno ai 3 mm. Ritagliate dei rettangoli con la rotella dei ravioli e fateli riposare per 30 minuti. La grandezza dei rettangoli è variabile: io sono stata all’incirca intorno alla misura da cracker 😉

Scaldate il forno a 190°C, adagiate i cracker su una teglia rivestita di carta da forno e bucherellateli con una forchetta. Cuoceteli per 15-20 minuti, finchè non sono dorati, dopodichè metteteli su una gratella a raffreddare e infornatene degli altri. Ci vuole del tempo, è vero, ma alla fine avrete una bella scorta!

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Abbinamenti

più che abbinamenti parlo proprio del piatto che avevo in mente quando mi sono inventata i cracker. Avevo voglia di finocchi cotti (giuro, ho appena scoperto che se li tieni poco sul fuoco si brasano e diventano buonissimi. Lo so cosa pensi, facevano schifo anche a me) e di hummus (ma mi sembrava un po’ aggressive quidi l’ho reso più delicato).

Finocchi brasati

Per preparare i finocchi dovete tagliarli a spicchi, lavarli bene e scolarli. In una padella grande scaldate un generoso filo di olio, unite i finocchi e, a fiamma alta, dategli quei colpetti che vi fanno sentire tanto bravi in cucina. Copriteli anche, per qualche minuto, ogni tanto gli date una girata, e dopo 7 minuti al massimo li togliete. Sale, pepe, semi di finocchio et voilà!

Hummus delicato

Per l’hummus invece ho frullato dei ceci (saranno stati 350 g circa) con il succo di mezzo limone, 3 cucchiai di olio, 3 cucchiaini di crema di mandorle, uno spicchio d’aglio tritato, un pezzetto di zenzero tritato, un po’ di acqua di cottura, del sale. Stop.

E vi dico che tutto insieme era davvero molto buono, questo menu frankenstein. Si può faaaaaare!

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crema di avocado alla vaniglia

di nuovo a casa! Sul davanzale della finestra crescono forti i farinelli che il vento ha portato fino a qui e sul tavolo ci sono i fiori di finocchio. Li prendo come un bentornate.

Girovagando un po’ ovunque, in questo agosto per la prima volta insieme dopo anni, abbiamo camminato in Alto Adige in tante valli diverse, poi sugli Appennini, a Bologna, a Firenze, infine al mare in Versilia per concludere la vacanza nuotando e saltando le onde. Siamo state ospiti di tanti amici, passando da un divano a un materasso, dalle notti gelide alle notti gelide (ah ah!), dai suoni delle dolomiti alle zanzare, dall’indigestione di funghi all’indigestione di pizza.

Minimo comune denominatore: mangiare e preparare da mangiare.

Per la prima categoria, ho scoperto (e riscoperto) dei posti validissimi dove si può mangiar vegan e bene. In ordine di apparizione: Pretzhof (vegan su prenotazione) in Val di Vizze; Stuzzicheria Romagnola a Cervia; Limonaia Villa Strozzi a Firenze; Nuova Viareggio, Adone, Nilo’s (brioche vegan TOTALI) a Viareggio. Per i gelati: Puro e bio a Cervia, Galliera 49 (ex Stefino) a Bologna e De’ Coltelli a Pisa.

Per la seconda categoria, abbiamo mangiato funghi in ogni modo (sull’altare la vellutata di porcini all’achillea e i porcini con doppia panatura di mais), molti panini (sempre caro mi fu l’avocado, santo patrono delle escursioni di 20 km) e qualche abbuffata, come un improvvisato cenone natalizio con 35 portate e altrettanti tipi di birra, il 20 di agosto.

E visto che ho incensato l’avocado non più di due righe fa, che i limoni sotto sale avete avuto un mese per farli e strafarli, ecco che vi beccate il mio tormento estivo. Fossi partita con la giara di limoni sono sicura che avrei mangiato questa crema ogni santissimo giorno. Fortunatamente ho dovuto aspettare il ritorno a casa per ripeterla…

C’è la vaniglia, è vero, ma non è una crema dolce. La presenza abbastanza arrogante del limone salato e della cipolla la rendono una creatura da aperitivo. Fidatevi.

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(la ciotolina bla bla bla bla bla mi sembra adatta alla mia loquacità odierna)

COSA SERVE:

  • 1 avocado maturo e che non provenga da Israele
  • 1 spicchio di limone biologico sotto sale
  • 1 fetta sottile di cipolla rossa
  • 1 punta di cucchiaio di semi di vaniglia
  • semi di sesamo nero a piacere

COME SI FA:

Sciacquate il limone sotto acqua corrente e tagliatelo a pezzi. Nel frullatore riunite la polpa dell’avocado, il limone, la cipolla a pezzi, i semi di vaniglia. Frullate. Unite i semi di sesamo nero per l’effetto kiwi e servite.

PS noi ce lo siamo portato al fiume in un contenitore ermetico. In un altro contenitore ho messo delle zucchine grigliate e della lattuga. In pizzeria abbiamo comprato una focaccia semplice, sottile e calda con un filo di olio e al fiume l’abbiamo guarnita come fosse una pizza verde. Spesa: minima. Resa: massima.

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muffin salati al curry e pomodorini

questa estate al ribasso (di temperatura) mi piace troppo! Non amo il caldo, essendo una che si scioglie in laghi di sudore anche a 15° – e che deve studiare, attività non facilmente conciliabile con solleone e voglia di prendere la bici e andare a fare un bagno nel fiume. Ma il fiume è in piena, fuori il temporale impazza e io accendo radio3 e mi godo i pantaloni caldi della tuta.

Prosegue lo smaltimento farine/dispensa: come ogni anno, dopotutto non voglio far sfarfallare del cibo in casa (quando ero più giovine e inesperta ho combinato dei veri e propri disastri).

Avevo provato a fare dei muffin salati solo qualche anno fa, con della farina di mais: risultato opinabile. Da lì, il silenzio.

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COSA SERVE (per 12 muffin):

  • circa 300 g di farina (ho usato un mix di farine da finire)
  • circa 50 g di semola di grano duro
  • 50 g di amido di mais (l’avevo da finire)
  • 2 cucchiaini di sale
  • 1 cucchiaino di zucchero di canna
  • 1 cucchiaino di curry forte
  • 2 cucchiaini di cremor tartaro
  • 1/2 cucchiaino di bicarbonato
  • 400 g di latte di soia
  • circa 110 g di olio ( 70 g di girasole e 40 g evo), ma potete scendere a 100
  • un goccio d’aceto di mele
  • 24 pomodorini
  • 1 fetta di cipolla

COME SI FA:

Preparate la teglia da muffin ri-vestita 🙂 con i vostri pirottini preferiti. Scaldate il forno a 180°.

Tagliate la cipolla a cubetti e saltatela con un goccio d’olio (ma proprio poco!) e un pizzico di sale finché non è dorata. Dei 24 pomodorini, 12 vi serviranno interi per decorare i muffin (se volete tenete anche il picciolo!), mentre 12 vanno tagliati in 8 e privati dei semi. Mettete i pezzetti di pomodoro in un colino con un pizzico di sale e fate perdere l’acqua per trenta minuti.

In una grande terrina riunite la farina, l’amido di mais, la semola, il cremor tartaro, il bicarbonato, il sale, lo zucchero e il curry, e mescolate. In un misurino riunite il latte con un goccio d’aceto, poi gli oli e sbatteteli con una frusta o il minipimer per amalgamarli. Versate il liquido nelle farine fino a ottenere una crema liscia, aggiungete la cipolla e il pomodoro a pezzetti, amalgamate e dividete il composto nei 12 pirottini. Mettete un pomodorino al centro di ogni muffin, premendolo leggermente. Infornate per 30 minuti circa, fate la prova stecchino per capire se è cotto.

Servite con dell’hummus… non ve ne pentirete! Li trovo molto scenografici e perfetti per un buffet. Unica accortezza: da caldi si staccano a fatica dal pirottino, mentre da freddi non ci sono problemi. Avete delle ricette collaudate di muffin salati da provare? Ormai sono lanciata!

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pizza power

ottima pizza bianca, niente da dire. Provatela. Non avete ancora ordinato il liquid smoke per preparare il facon? male. Malissimo. Vi state perdendo il ricordo dell’affumicato.

E io non dimentico.

Nota a margine: sì, ho usato della farina bianca per fare questa pizza. Sto cercando di smaltire tutti i rimasugli della dispensa prima dell’estate, per evitare sfarfallamenti molesti. Per inciso, questa l’avevo presa per fare il seitan per una cena benefit. Ho fatto un casino che non potete nemmeno immaginare: avendolo sempre fatto a partire dal preparato istantaneo e non mangiandolo praticamente mai, ho subito la ribellione del glutine stesso nei miei confronti. Molto meglio la pizza.

Nota a margine 2: va benissimo per dimenticare che Game of Thrones è finito.

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COSA SERVE (1 teglia 35×55)

400 g di farina di farro

100 g di semola di grano duro

1/4 di bustina di lievito secco

1 cucchiaino di malto o di zucchero di canna

sale, olio evo

circa 250 ml di acqua tiepida

200 ml di panna vegetale (tipo quella di mandorle)

1 cipolla

1 patata

1 zucchina

facon o finto bacon 

sale, pepe

COME SI FA:

Sciogliete il lievito in 50 ml di acqua tiepida con un cucchiaino di malto o zucchero di canna. Quando fa la schiuma è pronto (per velocizzare la cosa mettetelo al caldo, tipo sopra al bollitore). In una ciotola mescolate le farine, un cucchiaino di sale e qualche cucchiaio di olio. Versate l’acqua, mescolando bene, impastando prima con il cucchiaio e poi con le mani. Trasferite la pasta su una spianatoia, lavoratela continuamente spingendola con pugni e palmi finché non è liscia e morbida (aggiungete qualche goccia di acqua se serve, ma poca alla volta!). Vi si devono staccare le braccia, quindi forza.

Rimettetela nella ciotola, copritela con un panno umido e fate lievitare a temperatura ambiente fino al raddoppio. Poi, formate una palla leggermente unta e riponete in frigorifero per almeno 6 ore. Toglietela dal frigo 45 minuti prima di infornare.

Sbucciate la patata, tagliatela a fettine e lessatela (al dente). Tagliate la cipolla ad anelli. Grattugiate la zucchina (potete farlo anche direttamente sulla pizza, dopo).

Riprendete la pasta e trasferitela sulla spianatoia già spolverata di semola. La semola è importante perché dà croccantezza, specialmente ai bordi e sul fondo: non sottovalutatela! Lavoratela con le dita fino a ottenere un rettangolo della dimensione della teglia. Trasferite la pasta nella teglia.

Liberate il forno, accendetelo a 250° e mettete sul fondo un pentolino di acqua bollente (ovviamente non un pentolino dal manico in plastica, vero? stiamo parlando di acciaio e stop).

Versate la panna sul fondo della pizza, aggiungete sale e pepe, poi la cipolla, la patata e infine la zucchina. Infornate per 15 minuti (controllate ogni tanto). Togliete, mettete facon come se non ci fosse un domani e rimettete in forno per 5 minuti. Controllate che sotto sia ben cotta.

Tagliatela con le forbici e servitela con birra gelata.

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quiche vs jamaica

quando spignatto trovo che la musica sia abbastanza fondamentale – la sapete la storia della radio in cucina che legge solo le cassette, no? motivo per cui ho fatto un ricettario su nastro (bromelia). In realtà se devo cucinare a lungo, magari di giorno (e non solo di notte) la scelta ricade molto facilmente sul cofanetto Trojan che mi è stato regalato alla laurea: fonte di immensa gioia e balletti a tempo, sparato a tutto volume dalla sala.

In questo caso l’ispirazione è stata anche cromatica (a dirla tutta non solo in questo caso: abbiamo dipinto i portacd di nero, giallo e verde, un discreto pugno in un occhio ma dal sorriso a trentadue denti trentasei denti, visto l’abbondante giudizio che mi accompagna): da tempo volevo provare il carbone vegetale in un impasto. Il mio animo estivo ha fatto il resto.

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QUICHE AL NERO CON CREMA ALLO ZAFFERANO, PISELLI E FAGIOLINI


COSA SERVE (per 8 crostatine):

per la pasta:

  • 200 g di farina integrale (o 100 g farina e 100 g semola)
  • 65 ml di acqua
  • 65 ml di olio di semi di girasole
  • 15 g di carbone vegetale in polvere (potete anche macinare delle compresse!)
  • 1/2 cucchiaino di sale

per la crema:

  • 1 panetto di silken tofu
  • 1 cucchiaio di amido di mais o fiocchi d’avena in polvere
  • 3 cucchiai di olio evo
  • 1 pezzetto di cipolla (facoltativo)
  • 3 cucchiai di lievito alimentare
  • 1 bustina di zafferano
  • sale, pepe
  • una manciata di fagiolini e di piselli da sgranare

COME SI FA:

Preparate la pasta riunendo nel robot tutti gli ingredienti e frullate a intermittenza finché non si forma una palla. Fatela riposare in frigo, in un contenitore ermetico, per circa un’ora.

Mondate i fagiolini e sgranate i piselli, fateli sbollentare qualche minuto in acqua bollente finché non sono teneri ma ancora croccanti. Scolate e immergete in acqua fredda, scolate di nuovo e riservate.

Preparate la crema frullando tutti gli ingredienti (se usate la cipolla, prima soffriggetela in un goccio d’olio) tranne le verdure. Aiutatevi con una spatola per amalgamare.

Scaldate il forno a 180°, rivestite il fondo di 8 stampini da crostatina con carta da forno e preparate il piano di lavoro con il mattarello.

Dividete l’impasto raffreddato in 8 palline, appiattitele e mettetele negli stampini premendo bene per modellarle agli angoli. Bucherellate il fondo con una forchetta e distribuite la crema (circa 2 cucchiai per crostatina, ma dipende dagli stampi), aggiungete la verdura e infornate per 20-25 minuti.

Ballate e gustatevele al parco. Noi l’abbiamo fatto, prima di beccarci una sciacquata infame che neanche nella stagione delle piogge.

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PS per gli amanti del genere: il cofanetto Trojan è una chicca devastante. 5 cd, 4 stampe, un libro. Una cifra di roba: tutta questa (ascoltatene un pochino qui)

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semplicemente guacamole

non è una ricetta, non veramente. Questo è un pretesto per ricordarvi che l’avocado è buono, non è a km zero, quello no, ma è buono. Non comprate quelli israeliani (in Italia vengono coltivati in Sicilia, sennò in Spagna) e controllate che sia ben maturo quando decidete di mangiarlo: la consistenza deve assomigliare a una pera matura.

Detto questo, l’avocado è buono con tutto: sul pane, nel sushi, sulla pasta. Ma la guacamole è la guacamole. Comprate un pacchetto di nachos, scaldate il frullatore, qui non si scherza!

NB della guacamole esistono tante varianti quante sono le persone che la fanno. Come il ragù, il sugo, l’hummus, eccetera. Questa è la mia versione preferita: non è ortodossa, ma direi anche pazienza. A ognuno la sua!

guacamole

Cosa serve:

  • un avocado maturo
  • mezzo limone
  • tabasco a piacere
  • uno spicchietto di cipolla
  • olio, sale
  • semi di coriandolo macinati (mezzo cucchiaino scarso)
  • pepe (una miscela di bianco, nero e bacche rosa ad esempio) (idem)

Come si fa:

Frullate la cipolla da sola in modo da ridurla in pezzettini. Aggiungete la polpa dell’avocado (due le tecniche per pulirlo: o lo tagliate a metà, levate il grosso nocciolo e poi lo scavate con il cucchiaio, oppure lo pelate tipo pera, appunto, dall’esterno) a pezzi, il succo di mezzo limone, una presa di sale, le spezie e un bel giro di olio. Frullate frullate frullate, interrompendovi e spingendo con la spatola quello che si trova sulle pareti verso il basso (a motore spento, sì, grazie).

Sappiate che farlo trovare sul tavolino del divano, in mezzo a una corona di nachos (mentre il pranzo già pronto si scalda in forno) con una bella bottiglia, è un modo perfetto per iniziare una domenica speciale.

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Carpaccio in vacanza

L’alta montagna per i vegani non è difficile come sembra. Patate e pasta in ogni dove vengono in soccorso, e a casa parte il momento gourmet.
Carpaccio di avocado e porcini
Avocado, porcini freschissimi, olio, sale, pepe, semini tostati e pane nero. Se vi piace, aggiungete qualche goccia di succo di limone.

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E ora una microgalleria di cibo vacanziero.

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Gentilissimi all’aglsbodenalm a masseria/maiern: spaghetti aglioeolio e patate arrosto con erba cipollina.

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La pasta che mi ha preparato mio papà: funghi e farfalle.

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Panino avocado pomodori tofu e wasabi per una gita al ladurns.

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E per finire le torte di compleanno che mi sono preparata per i miei 26 anni.
Buon vegagosto!

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L’ABC: aperitivi, birrette e crostini

Caldo, voglia di accendere i fornelli non pervenuta (a giorni alterni). In questi casi mentre si raffreddano le birre conviene preparare due patè veloci per cena e schiaffare tutto in ciotoline monoporzione. Il divano farà il resto.

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Paté di cannellini alle erbe


Cosa serve:

  • una lattina di fagioli cannellini
  • erbe aromatiche secondo gusto e disponibilità: prezzemolo, maggiorana, erba cipollina
  • la parte verde di un cipollotto
  • lievito alimentare in scaglie
  • olio extravergine di oliva
  • sale

Come si fa:
Scolare i fagioli e frullarli con gli altri ingredienti. Servire con una zucchinetta cruda tagliata a rondelle.

Paté di pomodori secchi


Cosa serve:

  • una manciata di pomodori secchi
  • due cucchiai di mandorle tritate
  • due-tre cucchiai di yogurt o panna vegetale o latte di cocco
  • maggiorana fresca o salvia o aneto

Come si fa:
Ammollare i pomodori secchi in acqua calda per 10 minuti. Scolarli, tagliarli a pezzi e frullarli con gli altri ingredienti. Se necessario aggiungere un cucchiaino di olio extravergine di oliva.
Ottimo anche come sugo per la pasta, l’orzo (vedi foto), i panini: cambiate la frutta secca a piacere (io ho provato anacardi tostati e pistacchi, separatamente).

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una pizza in dieci minuti

chi non ha mai mangiato la pizza fatta con la piadina alzi la mano!
Sul serio: ci si mette pochissimo, è perfetta per riciclare quelle piade un po’ vecchie che rimangono in frigo quei due giorni in più del dovuto e diventano di legno 😉 e -last but not least- è buona!

Nel mio caso, la cena superveloce si è composta con quello che avevo nel frigo, abbinato non proprio a caso: fagiolini, pomodori e basilico (un grande trio) e tofu alle erbe, fresco quanto basta! D’obbligo una birra ghiacciata e il divano.

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Cosa serve (per persona):

  • una piadina senza strutto (perfette e economiche quelle coop all’olio di oliva)
  • mezzo bicchiere di polpa di pomodoro
  • due pomodori secchi
  • 50 g di tofu
  • un piattino di fagiolini cotti dalla nonna (quanto mi vizia…!)
  • olio, basilico, sale

Come si fa:

Scaldate il forno a 180°.

Mescolate la polpa con olio, sale e basilico; tagliate i pomodori secchi a pezzetti e il tofu a fettine sottili.

Mettete la piada su un foglio di silicone o carta forno (non vi faccio sporcare nemmeno una teglia!), versate il pomodoro, condite con pomodori secchi, tofu e finite con i fagiolini. Infornate per 10-15 minuti (finché non sentite il profumo di pappa pronta), irrorate con un filo di olio crudo buono e spaparanzatevi sul divano.

Ovviamente potete farla anche in padella!

Che goduria!

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il panino con la frittata di pasta

fa subito estate. spiaggia, magari.

Invece piove, toh! Ma la pastasciutta avanza sempre… anche quando piove, anche quando si diventa madri.

[rullo di tamburi]

Ladies and gentlemen, non ho ucciso la pasta madre! Giubilo! Il pane (farina integrale e segale) stavolta l’ho fatto io, mi pare doveroso sottolinearlo.

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Cosa serve:

  • un piatto di pasta (meglio se lunga) cotta, condita e avanzata
  • mezzo bicchiere di farina di ceci
  • acqua qb
  • sale
  • olio
  • + pane, basilico e companatico

Come si fa:

In una ciotola mescolate la farina di ceci con l’acqua. Mettetene poca per volta, stemperate bene per non fare grumi, la consistenza finale deve essere come la panna liquida. Aggiungete un goccio d’olio, il sale e mescolate bene!

Quindi prendete un padellino (diametro 20 cm) che sia antiaderente per davvero, mettete un goccio d’olio e scaldate la pasta. [parentesi pasta: la mia era spudoratamente un riciclo del riciclo (altro che nonne, qua batto tutte in economia domestica!): il condimento infatti era il ripieno delle zucchine della sera prima (e cioè muscolo di grano, pomodori secchi, basilico, origano, issopo, pane in cassetta, cipollotti, lievito alimentare e credo basta ma non ci giurerei). Ci ho condito delle linguine. Fine parentesi pasta]

Quando è tutto molto caldo versate la crema di ceci e smuovete la padella in modo che scenda bene sul fondo. Basta, ora tenetela un minutino o due a fuoco alto e poi abbassate la fiamma. Quando si sta asciugando in superficie controllate il fondo, se è dorato e si stacca bene girate la frittata aiutandovi con un piatto o un coperchio, e cuocete dall’altro lato finché non è dorata e croccantina. Tempo totale della cottura: 20 minuti al massimo.

Nel frattempo potete decidere che magari un po’ di verdura cruda non vi ucciderà (anzi) e quindi potete lavarla e tagliarla, poi tagliare il pane e tostarlo leggermente (qua ci si vizia), lavare il basilico che ci sta proprio bene, cose così.

Alla fine è un piatto spudoratamente da divano. Bisogna adattarsi.

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il mio forno 🙂