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Un banana bread senza peccato

Che il nostro consumo eccessivo di zucchero sia un problema, ormai è noto anche ai sassi e no, non è per una questione di calorie, quelle non sono mai state un problema (almeno per la branca di nutrizione che studio). Intendiamoci, quando dico zucchero, parlo di tutta la categoria: bianco, di canna integrale, di canna raffinato, sciroppo d’acero, succo d’agave, malto, sciroppo di riso e, pensa un po’, anche lo zucchero di fiori di cocco, ultima frontiera del capitalismo del benessere. La risposta insulinica tra un tipo di zucchero e un altro può cambiare di poco, ma questo non ne giustifica l’utilizzo, anche perché esistono diversi modi di aggirare il problema – basta conoscerli. Detto questo, se volete preparare una torta con lo zucchero, una volta ogni tanto, non c’è nulla di male (e la mia scelta ricade solo sul Mascobado di Altromercato). Una torta per celebrare un’occasione particolare, se non si hanno patologie pregresse, non è un dramma. Il punto è quantificare ogni quanto andiamo a confortarci con qualcosa di ingiustificatamente dolce.

Facciamo un esercizio.

Quanto zucchero consumate al giorno? Potete calcolarlo voi stessi. Se mangiate biscotti, merendine, cioccolato, marmellata, bevande vegetali dolcificate o prodotti confezionati, trovate sull’etichetta nutrizionale la cifra che state cercando, alla voce carboidrati – di cui zuccheri (fatti e finiti). Stesso discorso per chi beve le bevande come bibite e succhi di frutta. Se dolcificate caffè, tè o tisane, vi basti pensare che un cucchiaino equivale tra i 5 e i 10 g di zucchero. Avete ottenuto un buon risultato? Per scoprirlo, dovete sapere che la quantità massima giornaliera di zucchero da non superare sono 25 g. Già in panico, dopo che nell’ultima torta ne avete messi 200 g? No problem, questo dolce arriva proprio per aiutarvi!

So che le tendenze delle influencer sui bananabread prevedono l’utilizzo di una banana tagliata in due in superficie, ma io ne avevo solo due. Salva anche stavolta dall’omologazione, seppur per vie traverse.

BANANA BREAD SENZA ZUCCHERO

La ricetta è una rivisitazione del dolce di Romina Coppola che trovate a questo indirizzo. Ho sostituito il malto con un frullato a base di uvetta idratata in latte di miglio, ma potete usare qualsiasi bevanda vegetale abbiate in casa. Certo, se è naturalmente dolce come il latte di cereali (e quindi riso, farro, avena, miglio o sorgo), la torta sarà più gustosa. Io ho usato cioccolato fondente all’80%, il che significa che un pochino di zuccheri li contiene: se preferite, potete optare per altra uvetta e tenerlo 100% sugar free.

Cosa serve:

  • 250 g farina integrale
  • 50 g farina di grano saraceno
  • 30 g farina di castagne
  • 15 g di cremor tartaro (o lievito per dolci)
  • 100 g di cioccolato fondente all’80%
  • 6 noci
  • un cucchiaino di cannella in polvere
  • un pizzico di sale
  • 2 banane molto mature (più sono nere, migliore sarà il risultato)
  • 60 ml di olio di semi di girasole spremuto a freddo
  • 90 g di uvetta ammollata in 60 ml latte di miglio per 30 minuti
  • 150 ml di latte di miglio o altra bevanda di cereali

Come si fa:

In una terrina riunite le farine – avendo cura di setacciare la farina di castagne (tende a fare grumi), il cremor tartaro, il sale e le spezie. Con l’ausilio di un buon coltello, riducete il cioccolato a scaglie e le noci a pezzetti, quindi aggiungetele alle farine. Mescolate.

In un frullatore tipo blender o nel bicchiere del minipimer, frullate l’uvetta con il latte. L’ammollo serve a rendere l’uvetta più morbida e lavorabile, il che è prezioso soprattutto per chi non possiede un superfrullatore (tipo me!). Quando avrete ottenuto una crema, aggiungete le banane a pezzetti, il restante latte vegetale e l’olio di semi. Frullate fino a ottenere una crema liscia e versate il composto nella terrina delle farine.

Mescolate in modo sommario con un cucchiaio o una spatola: non stressate l’impasto con fruste o planetarie o rischierete di trasformare il vostro soffice dolce in una mattonella gommosa. Questo trucco vale per tutti i dolci che lievitano in forno, come muffin e pandispagna, ma non vale per una lievitazione lenta come, per esempio, quella dei kanelbullar: qui l’impasto dovrete lavorarlo finché non vi si staccano le braccia. Ma voi, saggiamente, avete scelto il pigro banana bread.

Versate l’impasto in uno stampo da plumcake da 25 cm oliato e infarinato oppure rivestito di carta da forno piegata con cura negli angoli, e infornate a 180° per 35-40 minuti, facendo la prova stecchino (deve uscire asciutto).

Il giorno dopo è ancora meglio. E mi raccomando:

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tartufini super

Farò  finta che non siano passati tredici mesi dall’ultimo post, e ventiquattro dal penultimo. Mi sento come la studentessa che arriva a fine lezione senza aver portato i compiti e cerca di non farsi notare. Striscio lungo i muri senza che nessuno mi veda e fingo di essere qui da sempre a dispensare ricette a tutti. Quindi, con nonchalance, eccovi un’idea veloce e testatissima per preparare qualcosa di valido. Dopo tutto, se sono riemersa dal mio torpore per mettere qualcosa, di sicuro è perché ne vale la pena.

Ma prima, due parole sugli ingredienti: questi tartufini sono preparati solo con frutta fresca e secca, semi oleosi e poco altro. Nulla di particolarmente difficile da reperire o eccessivamente costoso (a parte la carruba in polvere, che si trova nei negozi di alimentazione bio: però, una volta che la comprate, siete a posto per una vita). Se mi conoscete, sapete bene come la penso sui vari superfood d’importazione assolutamente necessari per una vita vegan healthy molto instagrammabile: non fanno per me. Il motore di ogni mia scelta, sia essa alimentare o non, riguarda l’impatto che questa avrà sulla Terra, ragion per cui scelgo alimenti a km 0 – o quasi (leggi: niente pioggia di avocado) e assolutamente di stagione. Quindi: se cercate lucuma, maca e affini, coltivate in altri emisferi, trasformate e vendute in inutili bustine di plastica (a cifre semplicemente folli)… avete sbagliato posto.

E se non siete scappati tutti col pippone del rientro, ecco la ricetta <3

bdr

Cosa serve (per 20 tartufini): 

  • 100 g fichi secchi
  • 40 g uvetta
  • 100 g carota
  • 1 arancia non trattata (succo e scorza)
  • 40 g semi di girasole
  • 40 g noci sgusciate
  • 60 g mandorle tostate
  • sale marino integrale
  • polpa di carruba in polvere

Come si fa:

Grattugiate la carota e immergetela nel succo di arancia.

A parte, tritate grossolanamente al coltello i fichi, l’uvetta, i semi, le mandorle e le noci. Riuniteli quindi nel frullatore con le carote sgocciolate (bevete il succo!!), la scorza d’arancia e un pizzico di sale e azionate con la funzione intermittente (pulse) fino ad ottenere una pasta piuttosto densa e compatta. Lavoratela con il dorso di un cucchiaio, quindi prelevatene delle palline, modellatele velocemente e tuffatele nella polvere di carruba.

Per eliminare l’eccesso di carruba, fatele roteare in un colino a trama fitta per qualche secondo. Conservateli in frigorifero in un contenitore ermetico.

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Perfetti a colazione o a metà mattina: i grassi buoni e gli zuccheri con tante fibre vi faranno avere energia da vendere per taaanto tempo!

A presto per davvero (e nel frattempo venite a trovarmi su instagram o sulla pagina facebook.

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il giorno dei kanelbullar!

Gaudio e tripudio – oggi è il giorno nazionale svedese dei kanelbullar, ovvero quelle brioche morbide alla cannella che portano dritti in paradiso. E com’è possibile che in questi anni non abbia mai trascritto qui la ricetta? Imperdonabile. In quattro e quattr’otto mi sono messa sotto per recuperare, a patto che voi li chiamiate kanelbullar e non cinnamon rolls. Please.

Io personalmente preferisco la versione al cardamomo, ma è questione di gusti. Ovviamente, una volta partiti col trip delle girelle, vi troverete a farcirli con qualsiasi cosa, letteralmente. Io li faccio spesso anche salati, ripieni di crema di pomodori secchi, mandorle e panna di riso. Attendo i vostri esperimenti!

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foto d’epoca rispolverata per il gran giorno

Cosa serve (per 12 grandi o 18 medie) :

per la pasta lievitata:

  • 200 g di farina di farro
  • dai 250 ai 300 g di farina integrale
  • 100 g di acqua tiepida
  • ½ cubetto di lievito di birra*
  • 1 cucchiaino di malto
  • 50 g di zucchero
  • 140 ml di latte di soia o mandorla (non zuccherato)
  • 55 g di olio di semi di girasole
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 1 cucchiaino di cannella in polvere (o cardamomo in polvere)

per la farcia:

  • 100 g di zucchero integrale di canna
  • 1 cucchiaio di cannella in polvere (o cardamomo in polvere)
  • 2 cucchiai di farina integrale
  • 3 cucchiai di olio di semi di girasole
  • granella di zucchero o filetti di mandorle per guarnire

Come si fa:

Preparate la pasta come prima cosa: sciogliete il lievito nell’acqua tiepida con il malto. Fate riposare due minuti. Versatelo in una ciotola con la farina di farro, l’olio, il latte, la cannella, lo zucchero e il sale. Mescolate per almeno un minuto. Aggiungete la farina integrale 100 g alla volta: fermatevi ai 250 g e impastate vigorosamente, a mano, per almeno 5 minuti. Vi si devono staccare le braccia dalla fatica! Trascinate l’impasto sul piano e riprendetelo per renderlo elastico. Al bisogno, spolverate il piano e le mani di farina.
Quando avete ottenuto una palla liscia, ungetela leggermente e mettetela in una ciotola. Copritela con un telo umido e fate riposare al caldo per un’ora, fino a che non raddoppia (*). Io preferisco tenere tempi di lievitazione più lunghi.

Preparate la farcia mescolando zucchero, farina e la spezia prescelta in una scodella. Tenete l’olio a parte.

Stendete la pasta lievitata in un rettangolo alto 6-7 mm, ungetela con l’olio in modo uniforme e distribuite la polvere su tutta la superficie. Arrotolate come mostra l’immagine di Johanna Kindvall:

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Disponete le girelle su una teglia rivestita di carta da forno e fatele lievitare, coperte da un canovaccio, ancora un’ora in un luogo tiepido. Spesso le lascio riposare tutta la notte e le inforno al mattino, per una colazione fragrante.

Spennellatele con un goccio di latte, guarnite con zucchero in granella (per i kanelbullar) o mandorle a filetti (per i kardemummabullar) e infornate.

Cuocete a 180° per 18-24 minuti, fino a che non sono dorate.

Servitele tiepide.

*se avete a disposizione tanto tempo, vi consiglio di utilizzare 1/4 di cubetto di lievito e almeno 8 ore di lievitazione

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torta speziata di mele e zucca

Buongiorno! Come ogni inizio dell’anno che si rispetti, io sparisco nella sessione d’esame e passo le giornate seduta a leggere, sotttolineare e mangiare. Chi mi segue su facebook sa di cosa parlo, ma chi invece viene a trovarmi solo qui si ritrova a bocca asciutta… e questo non va bene. Ho un po’ di piatti in arretrato da proporvi: di alcuni ho preso nota (olè!), di altri no (salutiamoli mentre spariscono per sempre).

Inizio con questa torta di zucca e mele strepitosa: un filo troppo dolce, a mio avviso, ma per il resto davvero buona. La ricetta l’ho tratta da questo blog, ho cambiato un paio di cose e stop. Da provare!

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COSA SERVE:

  • 300 g di farina integrale
  • 200 g di polpa di zucca cotta al vapore
  • 100 g di zucchero di canna
  • 70 ml di olio evo
  • 2 cucchiaini di lievito o cremor tartaro
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 1 presina di sale
  • 1/2 cucchiaino di zenzero
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 1 cucchiaino di vaniglia
  • 200 ml di latte di soia o riso al naturale
  • 70 g di gocce di cioccolato fondente
  • 50 g di mandorle tritate grossolanamente (o noci o nocciole)
  • 3 mele pelate e tagliate a fettine sottili
  • 2 cucchiaini di malto + 2 cucchiai di latte per spennellare

COME SI FA:

Riscaldate il forno a 160/170°.

In una terrina setacciate la farina, le spezie, il lievito, il bicarbonato e il sale. Nel frullatore riunite la zucca, l’olio, il latte e lo zucchero e frullate fino a ottenere una crema liscia. Versate la crema nella farina, aggiungete le mandorle e le gocce di cioccolato e versate in una tortiera rivestita di carta da forno (o unta con un goccio d’olio, togliendo gli eccessi con un foglio di carta assorbente). Infilate le mele a raggiera (vedi foto) senza andare troppo in profondità. Mescolate il malto con il latte e spennellate tutta la superficie della torta.

Infornate e cuocete per un’ora, o fino a quando uno stuzzicadente infilato al centro non uscirà asciutto. (se vi sembra tanto un’ora di cottura, tenete presente che l’impasto con la zucca e le mele è molto umido e stiamo usando una temperatura leggermente inferiore ai classici 180°, che ci permetterà di avere una torta ben lievitata e cotta alla perfezione. Se volete potete alzare a 180° durante gli ultimi 15/20 minuti di cottura)

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la crema dei sogni

la colazione. Croce e delizia dell’italiano medio, da chi non la fa mai (shame on you!) a chi la fa al bar (shame on you lo stesso!), quando salta fuori l’argomento ci si infervora come quando si parla della formazione sbagliata della nazionale. Eppure non è difficile: un frutto, pane e marmellata, un tè caldo sono la mia scelta personale. Poi ogni tanto c’è la torta, ogni tanto i biscotti (vi prego, vi prego, vi prego: se li comprate al supermercato non scegliete quelli con l’olio di palma. Adesso la scelta comincia a essere ampia!), ogni tanto cereali… insomma, non moriamo di noia.
La mia combinazione del cuore nei secoli dei secoli è (rullo di tamburi): pane strapieno di semi (ce n’è uno in val badia che sono praticamente 4 kg di semenza uniti dal minimo indispensabile di impasto da pane con farine buonissssime. Ecco, già sbavo) con sottile strato di tahina (crema di sesamo, ricca di ferro e calcio, crea dipendenza vera. Il gruppo di autoaiuto per tossici di tahina si ritrova in casa mia il martedì sera) e marmellata buona di albicocche (buona=senza zucchero o al massimo poco zucchero di canna!). Fatevi un regalo, provatela!

Arrivo al punto: per le mattine golose, per la voglia di cioccolato, per chi il cioccolato non lo può mangiare, per i nostalgici della crema di nocciole, per i senza zucchero, per i tahinomani (ahoy!), per i carrubomani (malati di carrube: per voi ho fatto anche una toppa bellissima!), per tutti voi amici qui riuniti oggi nel nome della colazione ecco fra noi la crema-paradisiaca-senza-sbatti-pronta-in-due-secondi-olè-olè.

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(Era tutta una scusa per mostrare la tazza nuova che mi hanno regalato a natale, o il mio piattino preferito preso a Londra, o il portafettetostate che tanto amo. Chiaro.)


Cosa serve:

  • 1 cucchiaino colmo di tahina
  • 1 cucchiaino di malto
  • 1 cucchiaino abbondante di carruba in polvere (farina di polpa di carruba)
  • 1 cucchiaino di acqua calda (o té!)

Come si fa:
In una ciotolina mescolate prima carruba e tahina, poi il malto, e infine l’acqua o il té per rendere la crema fluida (potete aggiungere altra acqua). Difficile eh?

Ed ecco la toppa da sfoggiare per l’occasione: ho inciso della gomma nera per creare il timbro, e poi l’ho stampato un po’ ovunque e continuerò a farlo! È uno dei risultati del workshop di xilografia che ho seguito alla Fanzinoteca con il maestro Paolo dell’Officina Stampa Alternativa: che bomba di pomeriggi!
(Info: https://lapipettenoir.wordpress.com
http://praticheyaje.altervista.org/officinastampaalternativa.html)

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ciambellone speziato con cachi e noci

chi mi segue su facebook è già a conoscenza del mio amore per il libro di Bryant Terry, Afro-vegan. Per festeggiare il compleanno, a luglio, preparai una cena spaziale con diverse portate, inclusa una torta cioccolato e zenzero che ancora me la sogno.

Qualche mese dopo, è l’ora di mettere in forno la meravigliosa torta di cachi che mi ha fatto salivare per tutte queste settimane senza poterla provare. Ah, i cachi: una degli alimenti più capaci di polarizzare i gusti che io conosca (dopo la Marmite, che su questo ha fondato la sua campagna pubblicitaria!). O li si ama alla follia (eccomi, sono quella che se ne mangia almeno due prima di fare colazione), o li si odia, forse per quella loro particolare consistenza. Non possono esserci altre ragioni: sanno di paradiso!

Beh, anche voi che il caco crudo (così elegante da mangiare, poi) proprio no, ecco, ricredetevi e fate la torta. Primo, il caco non si sente. Secondo, è una delle cose più buone che io abbia mai mangiato. Terzo, se non lo fate ora vi ritroverete a piangere per i prossimi mesi, in ginocchio sui ceci a chiedervi “perché non l’ho provata?”.

Io l’ho preparata giovedì, l’ho glassata, ne ho mangiata qualche fetta tra merenda e colazione e me la sono portata a Brescia, dove, fetta dopo fetta, l’ho distribuita a tutti quelli che andavo a trovare, dai nonni agli amici. Dono graditissimo! Sa quasi di pan dei morti: con cannella, noce moscata e chiodi di garofano.

Parentesi glassa: il mio nuovo autore preferito abbonda di zucchero. Di zucchero a velo non ne avevo, quindi ho frullato dello zucchero di canna chiaro, ma è rimasto granuloso. Io ho mantenuto le dosi originali per vedere dove andava a parare: buona, molto, ma la prossima volta tolgo 1/2 tazza di zucchero dalla torta e 1 tazza di zucchero dalla glassa. Voi andate a sentimento.

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COSA SERVE:

per la torta:

  • 1 tazza di olio di cocco, + altro per ungere lo stampo (se si è solidificato, mettetelo a bagnomaria per farlo tornare liquido) oppure olio di semi di girasole
  • 3 tazze di farina integrale (mi sovviene or ora che forse ne ho messe solo 2… ups! ma era mega soffice forse proprio per questo!)
  • 2 cucchiaini di cremor tartaro
  • 2 cucchiaini di bicarbonato di sodio
  • 1 cucchiaino di sale fino
  • 2 cucchiaini di cannella in polvere
  • 1/2 cucchiaino di noce moscata in polvere
  • 1/2 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere
  • 2 cucchiai di semi di lino polverizzati
  • 6 cucchiai di acqua
  • 2 tazze di zucchero mascobado o panela (troppe, a mio avviso!)
  • 2 tazze di purea di cachi (da 3 a 5 cachi – quelli molli, non quelli mela)
  • 2 cucchiai di aceto di mele
  • 2 tazze di noci tostate e pelate*

per la glassa (facoltativa):

  • 2 tazze di zucchero a velo
  • 2 cucchiai di spremuta di limone
  • 2 cucchiai di spremuta di arancia
  • 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata finemente

COME SI FA:

*preparare per prima cosa le noci: mettetele in forno a 180° su una teglia rivestita di carta da forno per 8 minuti, girandole a metà del tempo. Trasferitele in uno scolapasta e schiacciatele con la mano su e giù (senza scottarvi) in modo da far cadere tutte le pellicine dai fori dello scolapasta. Tritate grossolanamente e mettete da parte.

Per la torta: in una terrina capiente mescolate accuratamente la farina, le spezie, il lievito, il sale e il bicarbonato.

In un frullatore riunite i semi di lino e l’acqua e frullate per 30 secondi; aggiungete lo zucchero e l’olio e proseguite per 3 minuti a velocità media; infine unite i cachi e l’aceto e frullate per altri 3 minuti. Nel frattempo ungete uno stampo da ciambella (lui usa uno stampo tipo questo: io ovviamente non ce l’ho, anzi, se volete regalarmelo accetto di cuore ;D) con poco olio di cocco.

Versate immediatamente nella terrina e mescolate con cura. Aggiungete le noci e travasate nello stampo. Cuocete a 180° per 45 minuti, facendo poi la prova con lo stuzzicadenti (se esce asciutto è pronta). Fate riposare per 15 minuti prima di toglierla dallo stampo.

Per la glassa: mescolate tutti gli ingredienti in una ciotola. Versate a cucchiaiate sulla torta fredda, e aspettate 15 minuti che si solidifichi.

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carrubini pipettini

traduciamo: piccoli tartufini raw (crudisti) preparati per la superlativa La pipette noir che è l’associazione culturale fondatrice della fanzinoteca (immaginate una biblioteca di fanzine autoprodotte, in uno spazietto piccolo ma delizioso, a Lambrate. ecco. andate e innamoratevi). Se dovessi scegliere una sola donna a modello di vita direi senza dubbio Valeria – creativa, intelligente, bellissima, instancabile, entusiasta, acuta, dolce, altruista come pochi. Sono così contenta di averla conosciuta! Vai pipettina alla carruba, siamo tutte qui per te!

Questa ricetta è amore allo stato puro: banane-cocco-carruba è la nuova trinità dopo porri-olive-semi di coriandolo e il guscio esterno è formato da un rivestimento di “cioccolato” fatto di olio di cocco e carruba in polvere che rasenta la perfezione della chimica! L’idea non è mia ma è stata presa e poi modificata da un blog inglese che non riesco a ritrovare. Se lo conoscete, scrivetemelo che metto il link!

Stavolta non vi scrivo la ricetta, ma ve la fotografo, visto che è presente sul mini ricettario-diario di viaggio che ho preparato per Liber a Macao. Su questa micro fanzine intitolata “Impressioni di settembre” sono presenti tutte le ricette (di stagione e quasi tutte senza glutine!) che ho cucinato il 27 e 28 settembre più annessi e connessi di liberi pensieri: la copertina è un pentolino stampato a mano. Me ne è rimasta qualche copia: se la volete scrivetemi e con un contributo minimo (5 soldi) vi arriva direttamente nella casella della posta.

Seguono foto: in ordine, i tartufini con pinta di frullato di cachi per colazione, la ricetta degli stessi, il menu di Liber (tutto contenuto nel libello, che riporta anche le ricette di: torte salate, torta di mele di nonna papera, crostata all’olio, torta di carote, budino al cioccolato e tartufini) e la mia stanchezza.

Buone giornate di vento, godiamoci il primo profumo di inverno 🙂

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(nota: a volte uso una tazza di cocco in polvere, a volte due: dipende dalle banane. In caso evitate di aggiungere acqua! Conservateli in frigorifero)

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frutta a colazione

ce ne ho messo di tempo, eh. Mi piacciono un casino i biscotti, il pane con la marmellata, le torte… però effettivamente fare colazione con la sola frutta mi fa sentire meglio. Se proprio ho freddo, mi bevo una tisana, sennò via liscia così.

Niente zuccheri raffinati, oli idrogenati, picchi glicemici che ti lasciano con una voragine nello stomaco due ore dopo la colazione. Nonnò, qui si arriva al pranzo senza aver morsicato il tavolo, e con una lucidità mentale e un’energia che levati.

Quindi, se vi va, frutta a colazione per tutti. Provate e ditemi.

Visto che sgranocchiare una mela così, nature, mi faceva anche tristezza, l’ho usata come pane. E il latte me lo sono fatto con le banane, le mandorle che mi ha portato un’amica dalla sicilia e le bacche di goji che mi ha regalato mia cugina. Pronta per fare 80 km in bici.

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Cosa serve (per 2):

  • una mela
  • un cucchiaio di tahina
  • tre albicocche secche
  • semi a piacere
  • succo di limone
  • due banane
  • una manciata di mandorle
  • un cucchiaio di bacche di goji

Come si fa:

Nel frullatore polverizzate le mandorle e le bacche di goji, poi aggiungete due banane e acqua fino quasi a coprirle e frullate. Così vi viene una pinta di frullato, se ne volete un bicchiere normale dimezzate le dosi.

Tagliate la mela a fette (se avete un levatorsolo, usatelo e poi tagliatela a rondelle) e spalmatela di pasta di sesamo (o mandorle, o quello che avete). Se volete un gusto meno forte, emulsionate il sesamo con poco succo di limone e un goccio d’acqua, e poi spalmatelo sulle fette di mela. Ricoprite con pezzetti di albicocche secche e semini.

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Se pensate che sia costoso, vi dico: a me un pacchetto di biscotti dura due giorni, a cui bisogna aggiungere la marmellata, il pane, il tè… La frutta, se acquistata al mercato, costa infinitamente meno, basta sceglierla di stagione (ma questa non è una novità, mi avete mai vista cucinare una zucchina o un pomodoro in inverno?? giammai!) e senza mille pacchetti, sacchetti e confezioni. Vi ringrazierà anche il sacco della plastica!

E per chi non sa rinunciare al caffè, ecco il caffè letterario che mi fa compagnia al mattino 🙂 splendido lavoro de la pipette noir!

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una torta di violette

adoro i fiori ovunque: nel prato, nel tè, sugli alberi, sul collo, nei capelli, sulle torte. Il loro profumo mi culla e mi calma, mi sento in grembo a mia nonna, al sicuro.

Domenica abbiamo festeggiato un compleanno speciale: la ragazza che mi ha aperto un mondo fatto di torte senza uova (e io non ci credevo), una donzella di fiori di campo e sapori di una volta, maestra di dolci e sorrisi. Ho pensato subito alle violette, per lei.

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Purtroppo, i fiori sono così delicati che andrebbero raccolti il giorno stesso. Per la prossima volta, li stenderò su un panno umido all’interno di un contenitore ermetico, in modo che possano mantenere un migliore turgore.

Condividiamo l’immaginario delle torte alte e farcite, sogni voluttuosi bianco panna. Però: io di quel mondo lì di finte spume grassissime mi sono abbastanza rotta (escluse, ovviamente, quelle fatte in casa, a base di cocco o anacardi), avendo confezionato centinaia di cupcakes con quintali e quintali di zucchero a velo e margarina. Ho deciso di dire basta e di virare sull’adorato yogurt di soia: fatto colare due giorni in una garza, con succo di limone e sale, si trasforma in un delicatissimo “formaggio” spalmabile. Unito a una buona marmellata di limoni, è quanto di meglio potessi immaginare per quelle meravigliose violette.

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Cosa serve:

  • 300 g di farina semintegrale di farro
  • 60 g di farina di riso integrale
  • 40 g di amido di mais
  • 150 g di zucchero di canna
  • 1 bustina di lievito
  • 250 g di yogurt di soia ai frutti di bosco
  • 80 ml di latte di soia
  • 100 ml di olio di semi di girasole spremuto a freddo

e inoltre:

  • 750 g di yogurt di soia al naturale*
  • marmellata di limoni (poco meno di un vasetto)
  • sale, succo di limone*
  • una vaschetta di violette (o quante riuscite a raccoglierne prima di esaurirvi)

*ATTENZIONE! lo yogurt va preparato due giorni prima!

Come si fa:

Versate lo yogurt in una terrina, unite il succo di mezzo limone, un cucchiaino di sale e trasferite il tutto in una garza di lino. Potete annodarla a fagotto e sospenderla su una ciotola o rivestire un colino o la centrifuga dell’insalata con il lino, così avrete un supporto comodo. Mi raccomando, sotto mettete una ciotola e non un piatto perché perderà molta acqua. Lasciate così due giorni. Ottimo spalmato sul pane e insaporito con tutto quello che vi viene in mente, o usato per fare dolci.

Preriscaldate il forno a 180°. In una ciotola capiente versate le farine, lo zucchero e il lievito. In un misurino versate yogurt ai frutti di bosco, latte e olio e amalgamateli con una frusta. Aggiungete il composto liquido a quello secco, mescolate bene e versate in una teglia rivestita di carta da forno.

Cuocete per 40-45 minuti. Fate la prova stecchino per vedere se è ben cotta anche al centro. Spegnete il forno e apritelo.

Aspettate dieci minuti, poi sformate la torta su una gratella per dolci e fatela raffreddare completamente.

Preparate la crema con il “formaggio spalmabile” e circa due cucchiai di marmellata di limoni (andate a gusto). Mescolate bene per amalgamare.

Tagliatela a metà per il lungo, farcitela con la marmellata di limoni (io adoro quella biologica di Libera Terra, buona e brava) nel mezzo e richiudetela.

Ricoprite la torta con la crema di yogurt al limone, livellatela con una spatola e ricopritela con manciate di violette fresche raccolte sul fiume.

Adorabile.

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frutta al mezcal

La svolta alcolica di betti? Naaah. Semplicemente, ognuno dovrebbe avere in casa un bel vasetto di uvetta lasciata in ammollo nella grappa. Bisogna! Io l’ho finita, al supermercato ho trovato in offerta un’uvetta particolare, nel mobiletto bisognava far spazio… e quindi ecco che il fondo di mezcal straight from mexico (ehi simo, se mi leggi da laggiù, sappi che manchi!) si è sposato con l’uva passa morena.

La frutta cosa centra? Ah, è solo un modo per fare un dessert sano. In due versioni: con o senza crumble.

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Cosa serve:

  • due pere
  • due mele
  • due cucchiai di uva passa alcolizzata
  • sei noci
  • mezzo cucchiaino di spezie (io uso una miscela che contiene cannella, cassia, cardamomo, coriandolo, zenzero, noce moscata… si trova nei negozi etnici)
  • una generosa spolverata di fiori secchi (miscela flower power)
  • un cucchiaio di farina integrale

e se volete anche la sbriciolata (crumble) sopra:

  • 100 g di farina integrale
  • 50 g semola
  • 50 g fiocchi d’avena
  • 50 g fiocchi d’avena in polvere
  • 50 g di semi misti a piacere
  • la scorza di mezzo limone non trattato
  • 50-60 g di zucchero integrale di canna o 4 datteri medjool frullati con l’olio
  • 50-60 ml di olio di girasole spremuto a freddo
  • 90 ml di latte vegetale

Come si fa:

Tagliate a pezzetti le mele e le pere, conditele con l’uvetta, un goccio di grappa, la farina, le noci e le spezie e ponete il tutto in una pirofila.

Infornate a 180° per 20-25 minuti, servite con una pallina di gelato alla vaniglia o yogurt vegetale.

Per la versione crumble:

Tagliate la frutta e conditela come sopra. In una ciotola capiente miscelate le farine, i fiocchi, i semi, la scorza di limone, il sale e lo zucchero. Unite l’olio e lavorate con le dita per incorporarlo, quindi aggiungete il latte e impastate. Distribuite l’impasto in blocchi grossolani sopra la frutta e cuocete a 180° per 25-35′, fino a che non appare dorato e croccantino.

(NB Il crumble si può fare anche salato sostituendo il pangrattato allo zucchero, e aggiungendo un pizzico di sale. Mitico è il crumble di carote al curry e pistacchi, servito con yogurt di soia e cumino).

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