primi, ricette, senza glutine

vivere di kumquat

ci sono un po’ di cose che non sapevo sui kumquat. Ho un ricordo fortissimo di me bambina, che mangio tonnellate di mandarini cinesi a capodanno (insieme ai frutti della passione, grandissimo amore della vita: andavamo a rubarli dal cesto della frutta vicino al camino, mentre gli adulti erano distratti e impegnati a svuotare bottiglie) e poi basta per il resto dell’anno: pensavo venissero dalla Cina, e fossero un bene di lusso da concedersi una volta ogni tanto. Da allora, il vuoto siderale: ho smesso di passare il capodanno con gli amici dei miei, e di occasioni per comprare questi pallini tondi non ne ho più trovate. Poi sai, la paranoia delle cere sugli agrumi ha fatto il resto (certo, difficile immaginare che qualcuno possa passare la vita a spruzzare schifezze sulla buccia edibile di questi affarini, ma tant’è), e i piccoli mandarini cinesi sono finiti nel dimenticatoio.

Poi sono arrivate le vacanze di pasqua, e noi qui abbiamo fatto fagotto e siamo andate in Versilia a trovare le nostre amiche. Grandi sbevazzate, intense abbuffate (ho preparato una fantastica – lasciatemi vantare! – pastiera vegan, con tanto di grano antico ammollato per tre giorni e canditi di pasticceria, fatta riposare per tre giorni come vuole la tradizione: esatto, fare la pastiera (e non mangiarla prima del dovuto) è un lavoro a tempo pieno) e una minuziosa raccolta dei frutti ospitati dagli orti delle amiche. Così, siam partite con pastiera e dolci vari, e siam tornate con kumquat e limoni (un chiaro messaggio tra le righe, vero?).

Riecco i kumquat, quindi, li ho staccati personalmente dall’albero di casa di mamma Ave, mentre mi asciugavo i capelli al sole del lunedì mattina (romanticheria necessaria dopo aver fuso un asciugacapelli, con tanto di fumo nero inspirato a pieni polmoni). Che ci fai con i mandarini cinesi? La marmellata, buonissima, è stato il primo pensiero. Lo sbattimento che solo le marmellate ti danno è stato il secondo. Ne esistono di ottime, senza zucchero e biologiche, in vendita in ogni supermercato: chi sono io per rinunciare a tale comodità? (una che faceva 30 barattoli di marmellata in pochi giorni, bruciandosi la voglia di farne per il resto della vita)

Scartata l’idea di passare ore china su un pentolone, ho pensato di seccarli con l’essiccatore. Cosa che effettivamente ho fatto, ma non solo. Cercando informazioni sui kumquat, scopro che si conservano sottaceto o sotto sale (vuoi non provare? giammai!) e, cosa più importante, che si chiamano Fortunella. Fortunella come me, che ne raccoglievo quasi due kg, prima di andare a fare un picnic in una giornata di sole.

Nel prossimo post vi lascio i link e le traduzioni per le conserve, in questo invece condivido il risotto – buonissimo – di ieri sera. Perché si può vivere, di kumquat.

MAE_0137.NEF

RISOTTO AGLI SPINACI CON KUMQUAT GLASSATI ALLO ZENZERO

(lo so che pubblico solo ricette di risotti: è il mio piatto preferito e, causa allergie, ho dovuto eliminare dalla dieta molto altro. Toglietemi tutto, ma non il mio riso!)

Cosa serve (per 2 persone):

  • 50 g di cipolla
  • 40 g di sedano (1/2 costa)
  • 1 cucchiaio e 1/2 di olio EVO
  • 5 pugni di riso carnaroli o arborio o semintegrale o integrale o fate voi (160 g)
  • 1/2 cucchiaino di curry
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • brodo vegetale qb
  • 3 cubi di spinaci surgelati (meglio freschi, ovviamente! meglio ancora, metà spinaci e metà catalogna)
  • 7-8 foglie di sedano

Per la glassa:

  • 8 kumquat
  • 5 g di zenzero (una noce)
  • 1 cucchiaino di olio EVO
  • 1 cucchiaio di sciroppo d’acero
  • 1 cucchiaio di tamari senza glutine
  • pepe nero macinato fresco

Come si fa:

Preparate un trito di cipolla e sedano, soffriggetelo nell’olio, poi aggiungete il riso e il curry. Tostate un minuto, sfumate con il vino, fate evaporare e portate a cottura con il brodo, un mestolo alla volta. Aggiungete gli spinaci al brodo o metteteli nel riso ancora surgelati, funziona uguale. A fine cottura prelevate una bella mestolata di riso e frullatela con le foglie di sedano e brodo qb fino a ottenere una crema verde: usatela per mantecare il riso al posto del burro.

A parte, tagliate lo zenzero a listarelle e i kumquat a fettine sottili, togliendo i semini. In un pentolino di acciaio, mettete zenzero, kumquat, acero, tamari, olio e 2-3 cucchiai di acqua. Cuocete per 3-4 minuti a fuoco lento fino a che lo sciroppo non si è ridotto quasi del tutto. Se lo riducete troppo, aggiungete un goccio d’acqua.

Impiattate con il risotto, i kumquat glassati al centro e una generosa spolverata di pepe nero appena macinato.

primi, quick & easy, ricette, secondi, senza glutine

parlando di avanzi

quando si parla di avanzi ognuno ha la sua: chi preferisce surgelare tutto per eventuali tempi stretti, chi li regala perché odia mangiare due volte lo stesso piatto, chi li ricicla in operazioni di recupero più o meno riuscite, chi infine apre il frigorifero e ama trovare “la ciotolina di parmigianina diaccia” (ghiacciata) per riempire il buco allo stomaco (cit.).

Io mi rivedo in tutte queste, e vuoi la noia, vuoi esplicite richieste (“mi fai le polpetteee?”), alla fine ci si reinventa sempre un po’.

Ultimamente di ricicloni carini ne son venuti fuori un paio: ve li presento qualora vogliate prenderne nota.

Per riciclare la farinata: dadini nella vellutata!

Processed with VSCOcam with a6 preset

La farinata si prepara con 250 g di farina di ceci stemperati in 750 ml di acqua, un pizzico di sale e un paio di cucchiai di olio. Va fatta riposare almeno tutta la notte, mescolando quando vi ricordate, e poi cotta a 250° per 30 minuti circa, in una teglia bella unta di olio bollente. Aggiungere pepe in abbondanza.

La vellutata prevede un soffritto di cipolla e paprika, poi patate a dadini e spinaci anche surgelati, tutto coperto di acqua o brodo vegetale. Dopo 20-30 minuti al massimo, frullare.


Per riciclare invece la classica zuppa di legumi misti: purpett’!

Processed with VSCOcam with a6 preset

La zuppa si prepara mettendo a mollo per una notte 250 g di misto-per-minestra-di-legumi, poi cotti con un pezzetto di alga kombu. A fine cottura dei legumi aggiungere un soffrittone di verdure e erbe a piacere e cuocere finché le verdure non sono tutte cotte. Olio, sale, pepe, via.

Le polpette si fanno frullando la zuppa “asciutta” (scolata dall’eventuale brodino) con un pezzo di cipolla e una costa di sedano a dadini, sale, pepe bianco, pangrattato/fiocchi di avena e prezzemolo. Passare nel pangrattato e dorare in padella con un goccio d’olio. Se poi avete anche il sugo da riciclare, la morte sua, allora ciaone.