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lattina di fagioli à tartiner

Ricetta superveloce per una persona robot-dotata. Che poi il chiamarli robot mi fa sorridere, sono così diversi dall’idea che avevo da bambina. In ogni caso, in alto i calici per i nostri amici con la spina.

Magari accompagnando il bicchiere con pane/gallette/cracker/grissini (a me sono stati offerti fatti in casa, alle noci. dura, la vita) e questo paté pronto in quaranta secondi.

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Cosa serve:

  • una lattina di legumi a scelta (io ho usato l’ottimo legumix)
  • olio buono (abbondare)
  • erba cipollina (un mazzettino)
  • 1 cucchiaino raso di curcuma*
  • 1/2 cucchiaino di pepe nero*
  • 3 cucchiai di lievito alimentare in scaglie

Come si fa:

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Frullare 🙂

Sono in completa dipendenza da paté e affini, ovvero tutto ciò che oltralpe definiscono à tartiner, come mi ha illustrato una cara amica che, guarda caso, adora gli aperitivi. Io e lei vivremmo benissimo nutrendoci di birrette, salatini, sfizioserie da divano, quintali di tartine diverse, fantasticando su torte alte quindici cm (ma come fanno a stare su?!?) e uncheesecake da urlo.

* Si fa un gran parlare (giustamente) della curcuma. Ma magari non tutti sanno che le sue attività (aumenta sia la produzione che il flusso biliare; è carminativa, antispastica a livello addominale, antiossidante, antivirale e attiva contro il cancro colorettale) sono potenziate dall’abbinamento con il pepe nero (che contiene piperina, in grado di aumentare l’assorbimento della curcumina, generalmente piuttosto scarso). Per questo motivo, nelle forme di dosaggio dei curcuminoidi, compare spesso anche la piperina.

Immaginatevi la scena. Il fegato va pazzo per la curcumina, appena la vede la riempie di bacetti che la deformano e la inattivano, e questa poveretta non riesce ad arrivare a fare il suo lavoro. Se la nostra amica scende in compagnia della piperina (una seduttrice un po’ lasciva, grande amica), questa ammalia il fegato che, tutto stordito, si fa sfuggire la nostra biondissima, ormai in fuga verso l’intestino e oltre. Mitiche.

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l’insalata bella

ha i miei colori preferiti. Consistenza croccante. Sapore fresco e agrumato.

Tra parentesi, se non siete molto pratici di chimica, magari non sapete che potete giocare con i colori delle verdure. Il cavolo si presta benissimo a questo scopo… magari approfondirò con un post-apposta (un ap-post, insomma). Intanto voi divertitevi a mangiarlo e, se proprio non resistete, strofinatelo su un foglio di carta e poi provate a giocare con gocce di succo di limone o acqua e bicarbonato. Magie assicurate.

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Cosa serve:

  • 1/3 di cavolo rosso
  • 1/2 mela
  • una fettina di zenzero spessa 5 mm
  • 6 cm di porro
  • due coste di sedano
  • 1 mandarino
  • 1/2 limone
  • 1 cucchiaino miso di riso
  • 3 cucchiaini di tamari (senza glutine)
  • 3 cucchiaini di olio buono

Come si fa:

Sciacquate gli ortaggi. Prendete un coltello e il tagliere. Pronti? Tagliate:

  • il sedano a tocchettini
  • la mela a lamelle
  • il cavolo a striscioline
  • il porro a julienne
  • lo zenzero a dadini piccoli

Spremete mandarino e limone, aggiungete miso, olio e salsa di soia, agitate e versate sull’insalata.

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Se siete in vena di spezie extra aggiungete cardamomo e pepe nero. Boom!

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castagnòle campagnòle

Carnevale. Tempo di fritti. Mia nonna decide di farmi il primo dolce 100% vegan e, tutta orgogliosa, mi parla delle castagnole. Che, poi ho scoperto, sono delle normalissime frittelline fatte a pallina (e quindi a forma di castagna), mentre lei le ha interpretate proprio nel vero senso della parola: di castagne.

Problema: a me la farina di castagne non piace. E detesto il fatto che non mi piaccia: un conto è non mangiare qualcosa per ragioni etiche, ma fare la schizzinosa proprio no.

Risultato? Sono in dipendenza piena, questa è la terza volta che le faccio. A ‘sto punto è amore.

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Va detto che sono di velocissima preparazione, non assorbono olio quindi sono pure leggere (ossimoro, lo so, ma è vero), si fanno con pochissimi ingredienti e [rullo di tamburi] sono senza glutine! Festeggiamo!

Cosa serve:

  • farina di castagne (150 g)
  • acqua (120 ml)
  • zucchero di canna (da 0 a 3-4 cucchiai)
  • lievito per dolci (1 cucchiaino)
  • uvetta ammollata nella grappa (2 cucchiai)
  • olio per friggere (cosa usare? arachide, mais o girasole)

Come si fa:

In una terrina mescolate la farina di castagne e lo zucchero, aggiungete l’acqua mescolando bene con un cucchiaio fino a ottenere un composto colloso (una specie di polenta) e non liquido, ma piuttosto fermo (regolatevi a sentimento). A questo punto unite le uvette, mescolate bene, e per ultimo unite il lievito, incorporandolo nell’impasto con attenzione.

Ora prendete una padella antiaderente, versate olio a sufficienza per coprire il fondo e mettetelo sul fuoco piccolo, a fiamma vivace.

Vicino alla padella poggiate un vassoio coperto di carta assorbente, e vicino alla terrina con l’impasto una tazza di acqua (vi servirà per bagnare il cucchiaio e il cucchiaino).

Quando l’olio è caldo, adagiate l’impasto aiutandovi con cucchiaio e cucchiaino (entrambi bagnati nell’acqua). Ogni castagnola è formata da mezzo cucchiaio di crema. Siate abbastanza veloci, o quando avrete deposto l’ultima, la prima sarà già bruciata. Quindi: quando avete finito lo spazio iniziate a girarle (controllate che siano belle dorate sotto) e cuocetele anche dall’altro lato per un minuto scarso.

Alla fine potete spolverarle con zucchero di canna, zucchero a velo o niente…versione nature!

Oggi io le ho portate in dono a degli amici, ci siamo bevuti una tazza di tè nel non-tepore di oggi.

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crostatine in gran velocità

io non capisco chi compra la pasta frolla confezionata. Ci vogliono quattro minuti per fare l’impasto! Ed è così bello e profumato! Si possono variare gli aromi, le farine, la consistenza; si può preparare in anticipo e usare dopo qualche giorno… e non servono uova.

Quindi: più crostatine per tutti (queste erano un regalo ^^)

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Cosa serve (per 1 crostata o 6 crostatine):

  • 300 g di farina (io ho usato 200 di farina di farro e 100 di farina di grano saraceno)
  • 100 g di zucchero di canna
  • un pizzico di sale
  • un pizzico di lievito
  • aromi (potete usare: scorza di limone o scorza di arancia non trattata, vaniglia, cannella, zenzero, noce moscata… io per queste ho scelto chiodi di garofano e cannella)
  • 3/4 di panetto di margarina [aggiornamento 2015: la margarina non la uso più. Uso 70 g di olio evo o di girasole bio + acqua qb per legare]
  • 3/4 di vasetto di marmellata ai lamponi

Come si fa:

in una ciotola riunite le polveri con gli aromi e mescolate bene. Aggiungete la margarina l’olio e sbriciolate bene con le dita fino a ottenere un ammasso di briciole unte. A questo punto aggiungete due-tre cucchiai di liquido per legare (latte di riso, di soia, tè raffreddato, o anche semplicemente acqua) e formate una palla liscia. Fatto. Avevate tanta paura di questa frolla vegan che manco vi siete accorti di quanto è semplice.

Mettetela in frigo avvolta da pellicola (se anche voi non la comprate, usate uno di quei sacchetti per le verdure del supermercato, quelli che anche se non li vuoi te li ritrovi in casa lo stesso) per almeno mezzora.

Al momento opportuno, scaldate il forno a 180°.

Ungete e infarinate uno stampo (o usate la carta forno) sui 22 cm di diametro, o i sei stampini.

Stendete la pasta con il mattarello tra due fogli di carta da forno fino ai 4 mm (circa). Fate attenzione allo spessore: più è uniforme, meglio cuoce. Stendetela nello stampo, ripiegate i bordi e acconciateli come più vi piace.

Bucherellate il fondo, versate abbondante marmellata, decorate con la pasta rimasta e infornate per 20-30 minuti. Non temete: la marmellata diventerà un lago di magma, ma poi tornerà solida. La crostata è pronta quando i bordi sono ben dorati e piuttosto solidi, ma non duri.

A colazione c’è da morirci.

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di facon (o finto bacon) e BLT

Piccola introduzione: a luglio sono stata in Canada, a Montréal per l’esattezza, dove esiste uno dei ristoranti vegan più incredibili della storia. Si chiama Aux Vivres e la sua specialità è decisamente il BLT, ovvero il classicissimo sandwich americano a base di bacon, lattuga e pomodoro (e maionese, ovvio). La magia sta nel bacon, che è fatto di cocco.

Se ripenso al primo morso che ho dato a quel wrap mi viene ancora da piangere.

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Fortunatamente, nel mondo del web esiste una ragazza, che ha un blog, che ha lavorato in quel ristorante, che ci regala la ricetta. Altre lacrime.

Però, come già dicevo qui, serve un ingrediente speciale. Il liquid smoke. In Italia non si trova (se qualcuno sa dove trovarlo, please faccia un fischio), ma potete ordinarlo online. Mi rendo conto che è frustrante dirvi come fare il finto bacon e poi consigliarvi un prodotto che viene dall’altra parte del mondo, ma vi giuro, compratelo. Come ha detto un mio amico, è la pietra filosofale della cucina (se anche voi mangiavate solo roba affumicata, come facevo io). Trust me.

Ok, ora posso darvi la ricetta del bacon, che viene da qui, leggermente modificata.

Cosa serve:

una confezione di chips di cocco (negozi bio) o un cocco fresco ridotto a lamelle sottili con un pelapatate o una mandolina (non usate il robot, io ne ho rotto uno, così)

60 ml di salsa di soia (tamari per la versione GF)

60 ml di acqua

1 cucchiaio di liquid smoke

4 cucchiai di sciroppo d’acero

3 cucchiai di olio (io uso il girasole)

1 cucchiaio di olio di cocco

2 cucchiaini di sale fino

uno spicchio d’aglio spremuto

un panetto di tofu per il riciclo

Come si fa:

Mescolate tutto, tranne il cocco che verserete alla fine, girandolo e condendolo bene. Fate riposare, scaldate il forno a 170° e mettete il cocco strizzato su una teglia, poi infornate.

Ogni cinque-dieci minuti lo togliete dal forno, lo girate spostando quello negli angoli verso il centro e viceversa (sennò vi trovate con della profumatissima carbonella). Alla fine lo vedrete tutto bello croccante e color bacon. Ci siamo. Ce l’avete fatta.

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E tutta quella marinata, mica la vorrete buttare! Prendete il tofu, tagliatelo a pezzettini, mettetelo nella marinata e lasciatelo in frigo un giorno prima di cucinarlo velocemente in padella. Oh sì.

E il BLT??

Prendete una piadina senza strutto, della maionese vegan , insalata e pomodoro. Le immagini parlano chiaro.

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il pranzo nel thermos

ci salva dalla focaccina fredda e stantia! Periodaccio fatto di tempo che non esiste più, pranzi rubati al calorifero perché fuori fa troppo freddo, delirio trenord, neve… meno male che c’è la neve. E meno male che esistono i thermos, basta usarli per le zuppe e scaldano il cuore, le ossa, dilatano la pausa pranzo e i pranzi costano meno 😉

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Quindi: zuppetta veloce di porri e patate, due cose che se d’inverno non avete in casa non siete più miei amici. Detto. Fatto.

Cosa serve:

  • porri (1 a testa più 1 per la pentola)
  • patate (1 a testa)
  • pomodori (oh, io d’inverno non li compro, ma se capita di avere una mezza lattina di pelati che vaga per il frigo…) 1 a testa
  • olio buono
  • sale, pepe, panna di soia se vogliamo viziarci

Come si fa:

Niente di più semplice. Pulite i porri e tagliateli a listarelle, pelate le patate e tagliatele a dadini, se usate i pomodori sbollentateli in acqua bollente per un minuto e poi pelateli e tagliateli a tocchetti.

Adesso scaldate l’olio, mettete i porri a soffriggere a fuoco lento, aggiungete i pomodori e, quando hanno lasciato un pochino di acqua (se mettete il famoso avanzo di sugo frigoriferiano, aggiungete anche un goccio d’acqua) buttate le anche le patate.

Ora coprite di acqua: diciamo circa 250 ml per persona? Vi piace?

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Bene, dopo venti minuti dovrebbe essere tutto ben cotto. Frullate e salate e pepate! Versate nel thermos e correte al lavoro che è tardi!

e adesso vi racconto due storie: la prima, che questa ricetta viene dal mio primo libro di cucina, quello che mi ha trasmesso l’amore per la cucina. E qualche mese fa, in un negozio, l’ho rivisto e mi sono commossa.

La seconda, che questa è la ricetta che ho raccontato mercoledì su radio onda d’urto, durante navdanya. Fate un salto sul sito della trasmissione, fate un salto e ascoltate la radio in streaming, e tutti i mercoledì, più o meno per l’una e mezza, troverete anche me.

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pesto arancione

Il classico piatto di pasta prima di andare al lavoro. Con tutta una serie di richieste, quindi: deve essere veloce, non deve contenere aglio (uffaaaa) e poi non è che devo andare a fare la spesa appositamente per farmi il pranzo. Quindi frughiamo in cucina: carote (nel frigo di tutti, immagino), pistacchi (immancabili) e un paio di spezie (curcuma e cumino, aka ho finito il curry). Olio buono. E frullatore. C’è tutto.

Cosa serve (per 280 g di pasta):

  • due carote
  • una manciata generosa di pistacchi
  • mezzo cucchiaino di ciascuna spezia (io ho usato curcuma e cumino e mi è piaciuto molto, ma potete divertirvi. con le carote io amo il curry, la cannella, il rosmarino…)
  • olio buono qb

Come si fa:

Mettete sul fuoco l’acqua per la pasta e nello stereo una cassetta adatta.

Sgusciate i pistacchi, tagliate le carote a pezzi e buttate tutto nel frullatore con le spezie. Frullate versando olio a filo (io non ho aggiunto altro sale, ma va a gusti).

Guardate gli scoiattoli sugli alberi fuori, lamentatevi che non avete voglia di uscire, stirate il vestito che sembra uscito dalla bocca di un mostro, leggete il giornale. Quante cose si possono fare mentre si aspetta un piatto di pasta. Tipo scrivere questo post.

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broccoli pancakes

La triade broccoli-arancia-oliva mi fa impazzire da tempo, in tutte le varianti possibili (realizzate o solo fantasticate): pasta, insalata, riso, sformati, pancakes… pancakes, ecco, sì. Salati, che libidine. Con una salsa bianca e il pepe sopra.

Cosa serve:

per i pancakes di broccoli (circa 18):

  • broccoli (circa 500 g)
  • farina integrale (circa 170 g)
  • latte di soia al naturale (300 ml)
  • bicarbonato (un cucchiaino abbondante)
  • olio buono (4 cucchiai)

per la salsa all’arancia:

  • latte di soia al naturale (200 ml)
  • un’arancia non trattata (mi raccomando!)
  • amido di mais (2 cucchiaini)
  • olio buono (2 cucchiai)
  • sale alle erbe (o quello che la fantasia vi suggerisce)
  • olive taggiasche a vostro piacimento
  • pepe nero macinato fresco

Come si fa:

Pulite i broccoli e tagliateli a cimette (in modo grossolano, tanto poi verranno frullati), e lessateli in acqua bollente salata (a seconda della dimensione, 8-10 minuti).

Scaldate il latte con la scorza dell’arancia e lasciatelo riposare un po’. Poi aggiungete il succo di metà frutto e mescolate. Si formerà una ricottina: togliete le scorze, aggiungete l’olio e frullate con il frullatore a immersione. Ecco un bel latte denso. Adesso prendete l’amido di mais e mescolatelo in una ciotolina con qualche cucchiaio di acqua (o latte) e, quando non ci sono più grumi ed è una crema liscia, la versate nel pentolino col latte e mescolate, col fuoco al minimo. Si raddenserà e quando avrete raggiunto la consistenza che volete, spegnete. Fine.

I broccoli. Sono stati scolati, vero? Ecco, li ributtate nella pentola, aggiungete il latte e frullate. Aggiungete l’olio, poi setacciate la farina e il bicarbonato (potete anche non setacciare la farina, ma il bicarbonato di solito fa i grumi. Occhio!) e mescolate bene con la frusta. Eventualmente regolate di sale.

Scaldate una padella molto antiaderente (o sarà un disastro) e versate poi l’impasto (circa un mestolo molto scarso per ogni pancake). Quando fa le bolle e sotto è asciutto e dorato (direi 3 minuti, occhio a regolare il fuoco in modo che non si bruci), giratelo e cuocetelo dall’altro lato per un minuto. Man mano che sono pronti, impilateli sul piatto in modo che rimangano caldi.

Servite con la salsa e le olive, a piacere potete aggiungere anche delle fettine di arancia.

E non dimenticate il pepe. Io il macinino non ce l’ho: uso il mortaio, eh eh.

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fluido fast-food

Nuovo tautogramma (dopo le patate processate)!Fornirsi:

  • 80 ml fluido formato fagioli (fecondi fitormoni, fosfolipidi; formanti farine, finte fettine, filetti) frullati, finemente filtrato
  • 240 ml fluido friggitorio formato fiori fricchettoni filosolari
  • frutto formato fettine, facilmente fruibile, fornisce fluido fosforescente
  • fini frammenti fruibili frugando fondale fine fiume

Formula:

Frullare fluido fagioli (freddo frigorifero). Fra fessura frullatore fluire fluido fluorescente, fini frammenti, fluido friggitorio (freddo frigorifero) fino formazione fluido fermo. Fintantoché frullate, folleggiate. Fine. Frigoriferizzare. Fries-friendly.

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budino al cioccolato (senza glutine!)

Che in realtà non è un budino nel senso stretto del termine: è molto meglio, più cremoso e soffice. L’avevo assaggiato qui, ho provato a riprodurlo e… con il fatto che si prepara in cinque minuti, è diventato il dessert preferito dell’autunno 2012. Salvatemi. Non posso mangiare budino al cioccolato tutti i giorni. Cioè, posso. Ma non è il caso.

Cosa serve (per sei bicchierini):

  • 3 cucchiai di cacao amaro (scegliamo solidale, dai!)
  • 3 cucchiai di amido di mais
  • 3 cucchiai di zucchero di canna (idem come sopra)
  • 400 ml di latte di riso
  • 50-60 g di cioccolato fondente (idem come sopra)

Come si fa:

In un pentolino mettete cacao, zucchero e maizena , versate il latte cercando di non fare grumi e mettete sul fuoco. Mescolate, dopo un minuto aggiungete il cioccolato a pezzetti, mescolate mescolate mescolate mescolate…è pronto. Lo sentite che è pronto, si è addensato. Non deve nemmeno bollire! Oh, che meravigliosa scoperta.

Versate nei bicchierini, lasciate raffreddare (più sta in frigo più diventa buono, come il 95% delle cose), spolverate di cacao amaro e tuffatevi.

PS Se dovete preparare questo budino per i vostri amici celiaci, chiedete a loro di controllare sul prontuario gli ingredienti che avete acquistato, o guardate qui. La prudenza non è mai troppa.

Varianti: con i semi macinati di quattro capsule di cardamomo, con una punta di vaniglia, con un goccio di rum buono, con un cucchiaio di pasta 100% nocciole…