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l’insalata bella

ha i miei colori preferiti. Consistenza croccante. Sapore fresco e agrumato.

Tra parentesi, se non siete molto pratici di chimica, magari non sapete che potete giocare con i colori delle verdure. Il cavolo si presta benissimo a questo scopo… magari approfondirò con un post-apposta (un ap-post, insomma). Intanto voi divertitevi a mangiarlo e, se proprio non resistete, strofinatelo su un foglio di carta e poi provate a giocare con gocce di succo di limone o acqua e bicarbonato. Magie assicurate.

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Cosa serve:

  • 1/3 di cavolo rosso
  • 1/2 mela
  • una fettina di zenzero spessa 5 mm
  • 6 cm di porro
  • due coste di sedano
  • 1 mandarino
  • 1/2 limone
  • 1 cucchiaino miso di riso
  • 3 cucchiaini di tamari (senza glutine)
  • 3 cucchiaini di olio buono

Come si fa:

Sciacquate gli ortaggi. Prendete un coltello e il tagliere. Pronti? Tagliate:

  • il sedano a tocchettini
  • la mela a lamelle
  • il cavolo a striscioline
  • il porro a julienne
  • lo zenzero a dadini piccoli

Spremete mandarino e limone, aggiungete miso, olio e salsa di soia, agitate e versate sull’insalata.

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Se siete in vena di spezie extra aggiungete cardamomo e pepe nero. Boom!

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castagnòle campagnòle

Carnevale. Tempo di fritti. Mia nonna decide di farmi il primo dolce 100% vegan e, tutta orgogliosa, mi parla delle castagnole. Che, poi ho scoperto, sono delle normalissime frittelline fatte a pallina (e quindi a forma di castagna), mentre lei le ha interpretate proprio nel vero senso della parola: di castagne.

Problema: a me la farina di castagne non piace. E detesto il fatto che non mi piaccia: un conto è non mangiare qualcosa per ragioni etiche, ma fare la schizzinosa proprio no.

Risultato? Sono in dipendenza piena, questa è la terza volta che le faccio. A ‘sto punto è amore.

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Va detto che sono di velocissima preparazione, non assorbono olio quindi sono pure leggere (ossimoro, lo so, ma è vero), si fanno con pochissimi ingredienti e [rullo di tamburi] sono senza glutine! Festeggiamo!

Cosa serve:

  • farina di castagne (150 g)
  • acqua (120 ml)
  • zucchero di canna (da 0 a 3-4 cucchiai)
  • lievito per dolci (1 cucchiaino)
  • uvetta ammollata nella grappa (2 cucchiai)
  • olio per friggere (cosa usare? arachide, mais o girasole)

Come si fa:

In una terrina mescolate la farina di castagne e lo zucchero, aggiungete l’acqua mescolando bene con un cucchiaio fino a ottenere un composto colloso (una specie di polenta) e non liquido, ma piuttosto fermo (regolatevi a sentimento). A questo punto unite le uvette, mescolate bene, e per ultimo unite il lievito, incorporandolo nell’impasto con attenzione.

Ora prendete una padella antiaderente, versate olio a sufficienza per coprire il fondo e mettetelo sul fuoco piccolo, a fiamma vivace.

Vicino alla padella poggiate un vassoio coperto di carta assorbente, e vicino alla terrina con l’impasto una tazza di acqua (vi servirà per bagnare il cucchiaio e il cucchiaino).

Quando l’olio è caldo, adagiate l’impasto aiutandovi con cucchiaio e cucchiaino (entrambi bagnati nell’acqua). Ogni castagnola è formata da mezzo cucchiaio di crema. Siate abbastanza veloci, o quando avrete deposto l’ultima, la prima sarà già bruciata. Quindi: quando avete finito lo spazio iniziate a girarle (controllate che siano belle dorate sotto) e cuocetele anche dall’altro lato per un minuto scarso.

Alla fine potete spolverarle con zucchero di canna, zucchero a velo o niente…versione nature!

Oggi io le ho portate in dono a degli amici, ci siamo bevuti una tazza di tè nel non-tepore di oggi.

picnic
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hummus di zucca

esistono le giornate in cui vorrei essere mago merlino e, al suono di ocheti pocheti, ordinare alla casa di riordinarsi da sola. Purtroppo, non ci riesco. Premio di consolazione è un piatto che si cucina in discreta autonomia (certo, il livello “zuppa surgelata” è inarrivabile, ma ci accontentiamo), che si può mangiare sul divano, che non sporca tanto, che ti permette di far fuori le verdure che invecchiano in frigorifero. E andiamo.

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Cosa serve:

  • 600 g di zucca
  • 1 cucchiaio di crema di sesamo (tahin, tahina, chiamatela come vi pare)
  • 1 spicchio d’aglio
  • il succo di 1/2 limone
  • olio buono
  • sale, cumino, erba cipollina

Come si fa:

Scaldate il forno a 180°, tagliate la zucca a fettine (togliendo i semi e i filamenti interni) dallo spessore uniforme (più o meno) e disponetele su una teglia coperta di carta da forno. Spolverate di sale e infornate per una quarantina di minuti (giratele a metà cottura).

Tra una pulizia e l’altra ricordatevi di guardare come sta la piccola cucurbitacea in forno. Se avete voglia  di verdure al vapore (o per necessità avete solo quelle – ahimè non avevo carote, mela o indivia belga per accompagnare l’hummus) potete prepararle nel frattempo, sono parecchio indipendenti pure loro.

Cotta? Bene. Togliete la buccia, buttatela nel frullatore con l’aglio tritato, la tahina, un bel giro di olio, il succo di limone, il sale e il cumino pestato. Frullate. Regolate di sale. Cercate di non mangiarlo tutto (è difficile, lo so) e spolveratelo con erba cipollina o quel che passa il convento (ottimo il timo).

Ora siete pronti per divanizzarvi. Ve lo siete meritato.

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[saluti anche dal mostrino dai mille nomi]

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di facon (o finto bacon) e BLT

Piccola introduzione: a luglio sono stata in Canada, a Montréal per l’esattezza, dove esiste uno dei ristoranti vegan più incredibili della storia. Si chiama Aux Vivres e la sua specialità è decisamente il BLT, ovvero il classicissimo sandwich americano a base di bacon, lattuga e pomodoro (e maionese, ovvio). La magia sta nel bacon, che è fatto di cocco.

Se ripenso al primo morso che ho dato a quel wrap mi viene ancora da piangere.

BLT

Fortunatamente, nel mondo del web esiste una ragazza, che ha un blog, che ha lavorato in quel ristorante, che ci regala la ricetta. Altre lacrime.

Però, come già dicevo qui, serve un ingrediente speciale. Il liquid smoke. In Italia non si trova (se qualcuno sa dove trovarlo, please faccia un fischio), ma potete ordinarlo online. Mi rendo conto che è frustrante dirvi come fare il finto bacon e poi consigliarvi un prodotto che viene dall’altra parte del mondo, ma vi giuro, compratelo. Come ha detto un mio amico, è la pietra filosofale della cucina (se anche voi mangiavate solo roba affumicata, come facevo io). Trust me.

Ok, ora posso darvi la ricetta del bacon, che viene da qui, leggermente modificata.

Cosa serve:

una confezione di chips di cocco (negozi bio) o un cocco fresco ridotto a lamelle sottili con un pelapatate o una mandolina (non usate il robot, io ne ho rotto uno, così)

60 ml di salsa di soia (tamari per la versione GF)

60 ml di acqua

1 cucchiaio di liquid smoke

4 cucchiai di sciroppo d’acero

3 cucchiai di olio (io uso il girasole)

1 cucchiaio di olio di cocco

2 cucchiaini di sale fino

uno spicchio d’aglio spremuto

un panetto di tofu per il riciclo

Come si fa:

Mescolate tutto, tranne il cocco che verserete alla fine, girandolo e condendolo bene. Fate riposare, scaldate il forno a 170° e mettete il cocco strizzato su una teglia, poi infornate.

Ogni cinque-dieci minuti lo togliete dal forno, lo girate spostando quello negli angoli verso il centro e viceversa (sennò vi trovate con della profumatissima carbonella). Alla fine lo vedrete tutto bello croccante e color bacon. Ci siamo. Ce l’avete fatta.

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E tutta quella marinata, mica la vorrete buttare! Prendete il tofu, tagliatelo a pezzettini, mettetelo nella marinata e lasciatelo in frigo un giorno prima di cucinarlo velocemente in padella. Oh sì.

E il BLT??

Prendete una piadina senza strutto, della maionese vegan , insalata e pomodoro. Le immagini parlano chiaro.

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il pranzo nel thermos

ci salva dalla focaccina fredda e stantia! Periodaccio fatto di tempo che non esiste più, pranzi rubati al calorifero perché fuori fa troppo freddo, delirio trenord, neve… meno male che c’è la neve. E meno male che esistono i thermos, basta usarli per le zuppe e scaldano il cuore, le ossa, dilatano la pausa pranzo e i pranzi costano meno 😉

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Quindi: zuppetta veloce di porri e patate, due cose che se d’inverno non avete in casa non siete più miei amici. Detto. Fatto.

Cosa serve:

  • porri (1 a testa più 1 per la pentola)
  • patate (1 a testa)
  • pomodori (oh, io d’inverno non li compro, ma se capita di avere una mezza lattina di pelati che vaga per il frigo…) 1 a testa
  • olio buono
  • sale, pepe, panna di soia se vogliamo viziarci

Come si fa:

Niente di più semplice. Pulite i porri e tagliateli a listarelle, pelate le patate e tagliatele a dadini, se usate i pomodori sbollentateli in acqua bollente per un minuto e poi pelateli e tagliateli a tocchetti.

Adesso scaldate l’olio, mettete i porri a soffriggere a fuoco lento, aggiungete i pomodori e, quando hanno lasciato un pochino di acqua (se mettete il famoso avanzo di sugo frigoriferiano, aggiungete anche un goccio d’acqua) buttate le anche le patate.

Ora coprite di acqua: diciamo circa 250 ml per persona? Vi piace?

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Bene, dopo venti minuti dovrebbe essere tutto ben cotto. Frullate e salate e pepate! Versate nel thermos e correte al lavoro che è tardi!

e adesso vi racconto due storie: la prima, che questa ricetta viene dal mio primo libro di cucina, quello che mi ha trasmesso l’amore per la cucina. E qualche mese fa, in un negozio, l’ho rivisto e mi sono commossa.

La seconda, che questa è la ricetta che ho raccontato mercoledì su radio onda d’urto, durante navdanya. Fate un salto sul sito della trasmissione, fate un salto e ascoltate la radio in streaming, e tutti i mercoledì, più o meno per l’una e mezza, troverete anche me.

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fluido fast-food

Nuovo tautogramma (dopo le patate processate)!Fornirsi:

  • 80 ml fluido formato fagioli (fecondi fitormoni, fosfolipidi; formanti farine, finte fettine, filetti) frullati, finemente filtrato
  • 240 ml fluido friggitorio formato fiori fricchettoni filosolari
  • frutto formato fettine, facilmente fruibile, fornisce fluido fosforescente
  • fini frammenti fruibili frugando fondale fine fiume

Formula:

Frullare fluido fagioli (freddo frigorifero). Fra fessura frullatore fluire fluido fluorescente, fini frammenti, fluido friggitorio (freddo frigorifero) fino formazione fluido fermo. Fintantoché frullate, folleggiate. Fine. Frigoriferizzare. Fries-friendly.

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risotto del cuore

Il risotto alle mele fu la prima ricetta che chiesi a mia nonna, i porri sono la mia verdura preferita (secondo me, mi somigliano pure).

Il risotto per me è la coperta più calda e una carezza sulla fronte.

Il risotto deve essere (potenzialmente) infinito, bisogna smettere di mangiarlo quando arriva il mal di pancia, non prima.

Il risotto è la sintesi della convivialità.

Cosa serve (per 2, ma in realtà 3):

  • riso carnaroli o arborio, 6 manciate abbondanti
  • 3 porri di medio calibro
  • una piccola mela
  • un limone non trattato
  • una manciata di rucola
  • 1,2 l di brodo vegetale
  • olio extra vergine di oliva
  • mezzo bicchiere di vino bianco o di birra bianca
  • due cucchiai di crema 100% mandorle

Come si fa:

Lavate la mela, il limone, la rucola e i porri.

Preparate il brodo, deve essere bollente.

Togliete ai porri la parte verde (potete usarla per minestre, brodi…) e tagliateli in 4-5 tronchetti, poi tagliate ogni tronchetto in verticale, cioè in tante striscioline seguendo le nervature (uso questo metodo anziché il classico taglio a rondelle perché lo trovo moooolto più digeribile – leggasi: la scoperta dell’america); tagliate la mela in otto spicchi e poi a piccoli dadini.

In un tegame scaldate un bel giro di olio, aggiungete i porri e rosolateli con un goccio d’acqua e un pizzico di sale. Quando l’acqua è evaporata buttate il riso, tostatelo per un paio di minuti, sfumate con la blanche, alzate la fiamma e fate evaporare. A questo punto iniziate a versare il brodo, un paio di mestoli alla volta, fino a che il riso non è (quasi) cotto.

Prima di quello che pensate possa essere l’ultimo mestolo (se poi è il terzultimo non succede nulla :), diciamo dopo 12-15 minuti di cottura) aggiungete la mela e finite la cottura.

Io apprezzo lasciarlo molto brodoso, spegnere il fuoco e farlo riflettere per qualche minuto. In questo tempo potete sempre scegliere il disco da ascoltare a pranzo, riempire la bottiglia di acqua fresca, tritare grossolanamente la rucola… quando tornate, aggiungete la crema di mandorle, la rucola e la scorza grattugiata del limone (usatene mezzo se non siete abituati) e mescolate bene.

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patate processate

(questa è una ricetta in tautogramma, mia nuova malattia che ha mietuto numerose altre vittime. tutto iniziò con questo video. che il virus sia con voi)

Procurarsi:

patate

  • piccole palline polpose poi passate, pestate producendo pseudo pozione per pizza profumata
  • piccolo parente porro, puzzolente, piace pasta peperoncino
  • pezzetti/polvere proveniente pelago provocante pena (passa procacciando potabile). protagonista prolungata pazzesca passeggiata
  • pezzi piccola pianta puntuta piacevolmente profumata

Prendere patate, pelarle, poi porzionarle piccoli parallelepipedi. Porle piatta pirofila, pennellare parte pozione poi pastrugnare patate ponendovi piccolo parente porro più pezzi piccola pianta profumata.

Portare potente processore pirico pentacinquantinica potenza. Porre patate per prima parte partita pallone (pentanove).

Passata parte procedimento pirico, prendere patate, palettarle, porre polvere proveniente pelago per poi posarle posto precedente.

Percependo pronunciata patina pseudo pietra preziosa, prendere patate, palettarle, porzionarle, presentare piatto pieno possibilmente porcellana.

Grazie a Stella e Bill per la follia.

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budino al cioccolato (senza glutine!)

Che in realtà non è un budino nel senso stretto del termine: è molto meglio, più cremoso e soffice. L’avevo assaggiato qui, ho provato a riprodurlo e… con il fatto che si prepara in cinque minuti, è diventato il dessert preferito dell’autunno 2012. Salvatemi. Non posso mangiare budino al cioccolato tutti i giorni. Cioè, posso. Ma non è il caso.

Cosa serve (per sei bicchierini):

  • 3 cucchiai di cacao amaro (scegliamo solidale, dai!)
  • 3 cucchiai di amido di mais
  • 3 cucchiai di zucchero di canna (idem come sopra)
  • 400 ml di latte di riso
  • 50-60 g di cioccolato fondente (idem come sopra)

Come si fa:

In un pentolino mettete cacao, zucchero e maizena , versate il latte cercando di non fare grumi e mettete sul fuoco. Mescolate, dopo un minuto aggiungete il cioccolato a pezzetti, mescolate mescolate mescolate mescolate…è pronto. Lo sentite che è pronto, si è addensato. Non deve nemmeno bollire! Oh, che meravigliosa scoperta.

Versate nei bicchierini, lasciate raffreddare (più sta in frigo più diventa buono, come il 95% delle cose), spolverate di cacao amaro e tuffatevi.

PS Se dovete preparare questo budino per i vostri amici celiaci, chiedete a loro di controllare sul prontuario gli ingredienti che avete acquistato, o guardate qui. La prudenza non è mai troppa.

Varianti: con i semi macinati di quattro capsule di cardamomo, con una punta di vaniglia, con un goccio di rum buono, con un cucchiaio di pasta 100% nocciole…

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le foglie della barbabietola

sono buone. Buonissime!

e hanno un bel colore. Un cereale a pallini mi strizzava l’occhiolino. Proviamoci!

Sformatini miglio e bietole (6 porzioni, potete anche mangiarle tutte & subito, ma sappiate che hanno resistito svariati giorni in frigo)

Cosa serve:

  • una tazza di miglio
  • un mazzo di barbabietole cum foglie. le barbabietole le userete in un’altra ricetta, però. qui facciamo fuori solo il verdume.
  • la sciccheria: il finto formaggio spalmabile (ogni tanto anche gli alimenti snob vanno in scadenza e finiscono scontati del tremila percento al supermercato. oh yeah) sostituibile con: mezzo bicchiere di panna vegetale o besciamella (mancoaddirlo) vegan
  • aglio, peperoncino, olio extravergine di oliva
  • noce moscata, salvia

Come si fa:

punto 1: cuocere il miglio. Facile! Si sciacqua bene finché l’acqua non è limpida (avrete bisogno di un colino a trama molto fine), poi si fa sgocciolare. Adesso prendete la vostra padella migliore (ma sì, coccoliamo un po’ questi alimenti bistrattati e considerati al pari del mangime degli uccelli) e versate un goccio d’olio, quindi fate tostare il miglio qualche minuto, girandolo e rimestandolo con un cucchiaio di legno. Ora versate tre tazze di acqua (bollente, perché no?) e un cucchiaino di sale, coprite, abbassate il fuoco e dedicatevi ad altro. Tipo le bietole. Ricordatevi di lui tra 15-20 minuti.

punto 2: cuocere le s(barba)bietole. Lavatele, tagliatele a tocchetti, e buttatele in una padella con olio, aglio e peperoncino sfrigolanti. Qualche minuto, hop hop hop, saltatele vigorosamente. Aggiungete un mestolino di acqua calda, un pizzico di sale e saranno cotte.

punto 3: paciugare. Il momento preferito! In un terrina riunite miglio, bietole, finti latticini, una grattata di noce moscata, un pizzico di salvia tritata, impastate ben bene e dividete il tutto in sei stampini di vetro leggermente unti. Spennellate di olio anche la superficie, non siate tirchi.

punto 4: ripassare in forno. Bastano dieci minuti!